Il ’68 è passato alla storia come l’ultima grande rivoluzione sociale del mondo occidentale. Da allora, nessun movimento è riuscito a ottenere la stessa risonanza nei cuori e nelle menti delle persone: il grido di progresso si è levato alto a metà degli anni Sessanta ed è riecheggiato, in tutto il mondo, per ben dieci anni, prima di spegnersi lentamente.
La mancata conquista del potere necessario a trasformare il cambiamento da un’idea a un progetto concreto è stata fatale all’ideologia sessantottina: l’onda si è infranta sulla scogliera e, con essa, i sogni di chi aveva avuto il coraggio di immaginare un mondo diverso, un mondo più giusto.
La delusione fu amara. Il crollo delle speranze coltivate nelle aule universitarie, nelle fabbriche e nelle piazze lasciò un solco profondo in chi tanto ci aveva creduto, segnando una generazione intera. Quello che seguì fu un decennio di agi e comodità, di ricchezza e televisione, di rientro nei binari del socialmente accettabile. Lo status quo si era ristabilito.
Ma è davvero possibile parlare di “sconfitta” quando si menziona un movimento che ha cambiato per sempre il panorama socio-culturale? Il vero lascito, cuore pulsante di una speranza collettiva, di un movimento che ha spazzato il Paese per dieci primavere è un nuovo stato, se non di fatto, di coscienza. Ogni rivoluzione futura, ogni lotta per un mondo migliore e più equo sarà in debito con la Contestazione Studentesca.
Volevamo conquistare il cielo
È proprio in questa cornice di mutamenti e sogni che si svolge la vicenda di Volevamo conquistare il cielo (2020), esordio letterario dei giornalisti Donatella Di Paolo e Laurenzo Ticca.
– clicca qui per acquistare il libro –
Una storia in cui amore e disillusione s’intrecciano fino a formare una trama fittissima di eventi ed emozioni, specchio di un’epoca che ha segnato profondamente la vita di tutti, anche di chi è nato trenta, quaranta, cinquant’anni dopo.
Milano, 1969. Nel periodo più caldo della Contestazione Studentesca Lea e Luca si conoscono durante un’assemblea in università e tra loro è subito amore. Un’intesa fisica e mentale fortissima, che però viene presto interrotta da un evento imprevisto e doloroso che li porta a lasciarsi e a perdersi di vista.
Per vent’anni vivranno separati e lontani, senza sapere più nulla l’uno dell’altra; ma nei momenti più duri e inconfessabili il calore di quella storia finita così bruscamente tornerà a lenire le ferite.
Finché un giorno Lea, alle prese con la prova più difficile della sua vita, decide di cercare Luca. Il loro incontro sarà l’occasione per capire cosa sia davvero rimasto di quell’amore, ma anche per fare i conti con i fantasmi del passato e con la disillusione di un’intera generazione che voleva conquistare il cielo.
La storia di Lea e Luca è uno spaccato di vita che riesce a toccare corde profonde, nella memoria di chi quegli anni li ha vissuti sulla propria pelle e nella memoria storica di una generazione, vincitrice e vinta allo stesso tempo.
Volevamo conquistare il cielo è una lettura catartica, un ritratto a carboncino di un periodo indimenticabile, capace di disegnare con disarmante onestà le sue luci e le sue ombre.
Un libro che vi porterà indietro nel tempo… e che vi farà venir voglia di lanciarvi alla conquista del cielo.
La diffusione giovanile del movimento ha prodotto cambiamenti radicali nel costume, dalla musica al cinema all’abbigliamento, nei rapporti sociali e interpersonali, in quelli tra padri e figli. Per non parlare del linguaggio, dei diritti del bambino e del giovane. Infine la grande attenzione per gli avvenimenti internazionali, l’apertura cosmopolita, la sensazione dell’esistenza di un pianeta giovanile con interessi sovranazionali comuni, la contemporanea esplosione di rivoluzioni e rivolte in tutto il mondo, hanno creato un clima di attesa e di speranza che ha di colpo svecchiato l’intero Paese. È stato, insomma, un cambiamento decisivo nella mentalità collettiva che ha assunto la forma e la sostanza di una vera rivoluzione culturale.
Testo tratto dal sito Pernondimenticare.net